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Il mercato non ha compreso l’attività svolta da Sisal?


(La Redazione di Jamma)


Non sembra proprio il momento giusto per le società di gioco. La rinuncia all’IPO da parte di Sisal è emblematica per la situazione del settore. La società e l’azionista Gaming Invest (che raccoglie i fondi di private equity Apax, Permira e Clessidra), d’intesa con i loro consulenti Deutsche Bank e Ubs, hanno infatti deciso di procedere al ritiro dell’offerta. Ma la motivazione indicata dalla società, ovvero la sfavorevole situazione del mercato mobiliare, è solo uno – e non il principale – dei motivi di questo mancato collocamento in Borsa.

Non ha aiutato, infatti, la modalità dell’offerta proposta da Sisal, con tutto l’incasso finalizzato alla riduzione del debito dei private equity, e pesano gli ultimi tre esercizi in rosso, anche se per cause esterne come la sanzione della Corte dei Conti. Ma è stata soprattutto la presentazione del gruppo come un mix tra gaming e società di servizi di pagamento che non ha permesso al mercato di percepire la specializzazione e le peculiarità di una azienda storica nel settore dei giochi pubblici. Una peculiarità e una specializzazione che forse non c’è più, se è vero che il mercato ha sempre ragione. Purtroppo è una percezione diffusa, i principali attori nel mercato del gioco pubblico sembrano aver perso le loro caratteristiche professionali e la capacità di dimostrare la loro esperienza di settore. Non sono più in grado di mantenersi vicini alle esigenze dei giocatori, di proporre soluzioni normative adatte a regolamentare l’evoluzione tecnologica che è una caratteristica fondamentale nella diffusione e nello sviluppo dell’offerta dei giochi. Soprattutto hanno perso la collaborazione degli street operator, quelli a diretto contatto con il cliente, che hanno il compito di realizzare l’offerta di gioco pubblico tutelando i giocatori, l’ordine pubblico e l’Erario, che non trovano più opportunità per le loro aziende nella rete ufficiale di raccolta. Dopo le misure a seguito del sisma in Abruzzo, con le quali è stata favorita la "colonizzazione" delle società di gioco avvenuta con l’iniezione di ingenti capitali da parte dei più importanti fondi di investimento, il capitale ha preso il controllo dei giochi a scapito dei professionisti di settore. Mi è capitato di parlare con manager di settore fieri di poter vantare la capacità di far convergere centinaia di milioni di euro su un progetto per il gioco e poi vederli cambiare discorso alla domanda sul tipo di progetto o di gioco da finanziare. Un esempio per descrivere il vuoto nei programmi, i progetti "vecchi" e una totale incapacità di rinnovare le offerte esistenti, che caratterizzano questo momento di mercato e che probabilmente sono i veri motivi di preoccupazione per il settore in questo momento. Sempre a titolo di esempio, il più grosso errore che ha fatto Sisal, probabilmente è stato quello di raddoppiare il numero delle ricevitorie, da 24.000 a 45.000. Questo ha causato una forte frustrazione nei ricevitori "storici" che hanno visto spuntare concorrenza dietro ogni angolo. Forse proprio per questa ragione gli stakeholder storici hanno smesso di "spingere" il Superenalotto e le altre lotterie di Sisal (basti pensare che il VINCIcasa ha raccolto 2 milioni nella prima estrazione, praticamente una sala bingo di provincia fa più raccolta. Ipotizzavano una raccolta di 14 milioni, hanno fatto il 15% del budget nonostante i ricevitori avessero dei forti incentivi). Le nuove ricevitorie, tra l’altro, sono sistematicamente in perdita. I 221 euro di canone imposto non vengono ammortizzati dall’aggio sulla raccolta, la conseguenza è che molti ricevitori disdicono i contratti. Sisal aveva una grande e qualificata rete di vendita formata dalle ricevitorie, alle quali avevano anche potuto chiedere di investire in azioni Sisal (ai ricevitori, in un recente passato, è stato venduto il 3% della società), oggi, nonostante fossero in fase di IPO se ne sono guardati bene nel proporre azioni con premio ai ricevitori. Troppo alto il rischio di beccarsi porte in faccia, ma mostrando così al mercato quanta poca fiducia abbiano i clienti stessi nei confronti dell’azienda (eppure sono 45.000, con solo 1.000 euro di investimento a testa si sarebbe raccolto ben 45 milioni). Nel 2009/2010, prima delle VLT e del raddoppio della rete, Sisal faceva almeno 150 milioni di Ebitda, oggi ne fanno (adjusted) 170/180, la differenza è tutta da attribuirsi ai maggiori canoni fissi sulle nuove ricevitorie (20.000 x 2.000 = 40 milioni, di cui almeno 30 sono Ebitda). Significa che ogni iniziativa che hanno realizzato, Sisalpay, Wincity, VLT, Virtual Games, ecc, non ha prodotto un euro di margine, ha solo ha gonfiato la raccolta con grandi costi in termini di ammortamenti (leggi la perdita netta che si accumula). Se Sisal perdesse i canoni fallirebbe, valgono 70/80 milioni l’anno di puro Ebitda (perché canone si o no i costi per raccogliere Superenalotto e altri giochi ci sono comunque, questi vanno quindi tutti in "conto all’Ebitda"). Oggi Sisal è tecnicamente è in fallimento, occorre ricapitalizzare l’azienda con almeno 100/150 milioni (ovvero tanto quanto la perdita accumulata, quella prevista per il 2014, e probabilmente anche la perdita prevista per il 2015, per dichiarare un patrimonio presentabile di qualche decina di milioni). Probabilmente ricapitalizzeranno rinunciando ai crediti della controllante, quindi non entrerà un euro per investimenti e i soci saranno ancora più a disagio. Poi la società sarà costretta ai classici grandi tagli, forse il licenziamento di 4/500 persone, la riduzione di piani di investimento e un drastico taglio ai costi. Vendere ad altri fondi è impossibile, certamente non con l’attuale rapporto debito/Ebitda. Da anni un dossier va in giro per il mondo senza successo, ogni volta che qualcuno inizia una due diligence subito fa marcia indietro fiutando il "non affare". La mancata quotazione è stata una specie di colpo di grazia annunciato, ha evidenziato chiaramente che per il mercato la società non ha alcun valore. I soci dovranno prenderne atto, rivedere l’attuale management, rimettere in cima qualcuno competente in materia di gioco. Dirigenti che sappiano recuperare il rapporto con il ricevitore, che la smettano con i ricatti e con quei contratti tanto chiacchierati. Con Sisalpay nessuno guadagna nulla, nemmeno Sisal, e occorre ridurre le ricevitorie trasformando il canone in qualcosa che possa essere pagato senza sofferenze introducendo maggiori aggi. In pratica basterebbe cancellare gli ultimi 5 anni passati a distruggere la rete di ricevitori, ripartendo dai valori fondamentali dell’azienda: i ricevitori (che sono i loro primi venditori).

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